
Oltre il corpo: comprendere l’obesità
Nasce la Fondazione Giovanni Scambia
A volte mi sorprendo ancora a cercarlo tra i ricordi, come se potesse spuntare da una porta o attraversare la strada da un momento all’altro, con quel passo tranquillo e il sorriso di chi sa portare calma anche dove non ce n’è. È strano come il cuore continui a ricordare anche quando la mente sa perfettamente che certe mani non torneranno più a stringere le nostre.
Giovanni era così: solido come un albero, presente come una voce che non ha bisogno di alzarsi per farsi ascoltare. A distanza di mesi, mi accorgo che non sono solo i momenti grandi a mancarmi, ma i dettagli: la sua attenzione discreta, la sua capacità di farti sentire importante anche in una conversazione di pochi minuti, la sua gentilezza che non aveva bisogno di essere annunciata. Eppure, mentre scrivo queste parole, mi sento attraversare da una gratitudine così vasta che a tratti mi commuove. Perché, anche se Giovanni non è più con noi, quello che ha lasciato continua a muoversi nel mondo. Continua a respirare, a crescere, a generare bene.
La nascita della Fondazione che porta il suo nome è stata per me come un raggio di luce in una stanza che temevo restasse per sempre in penombra. Non è soltanto un omaggio, non è solo un modo per ricordarlo: è la prova che l’amore, quando è sincero, trova sempre un modo per trasformarsi e andare avanti. È come se ogni gesto, ogni progetto e ogni persona che quella fondazione aiuterà fosse un filo che continua a tessere la sua presenza, giorno dopo giorno.
Quando penso a Giovanni, ora, non lo vedo più solo nella dimensione della perdita. Lo immagino nel futuro che stiamo costruendo proprio grazie a ciò che lui ha seminato. Mi piace pensare che sorriderebbe vedendoci lavorare insieme, vedendoci unire le forze, vedendoci credere nel valore della cura, dell’ascolto, della solidarietà che lui incarnava con una naturalezza disarmante. Il dolore della sua assenza non se ne andrà mai del tutto, lo so. Ma accanto a quel dolore, sempre più forte, si fa spazio la gratitudine. Per quello che è stato, per ciò che continua a essere, per il modo in cui ha trasformato le nostre vite e continua a farlo, anche ora.
E in questa gratitudine, sento Giovanni più vicino che mai. Non come un ricordo che sbiadisce, ma come una luce che resta. Una luce che ci guida mentre impariamo a camminare avanti, sì… ma senza dimenticare da chi abbiamo imparato la direzione.
Annalisa

