
Nel cuore del disagio giovanile: hikikomori e autolesionismo

Nasce la Fondazione Giovanni Scambia
Oltre il corpo: comprendere l’obesità
Nelle strade affollate, tra sguardi che si fanno pesanti come pietre e giudizi che si insinuano come spine, si muovono le persone con obesità. Sono anime che portano sulle spalle un peso visibile, un fardello di emozioni e di storie che spesso restano nascoste dietro un’apparenza che il mondo si permette di giudicare senza comprensione. Camminano, si muovono, affrontano ogni giorno con una forza che spesso passa inosservata, ignorando la complessità di una condizione che va ben oltre l’aspetto esteriore.
L’obesità non è solo una questione di calorie o di scelte sbagliate, ma una malattia complessa, fatta di biologia, di emozioni, di traumi e di sfide che si intrecciano in un tessuto di difficoltà spesso invisibile agli occhi superficiali. È un percorso fatto di lotte interiori, di tentativi e di fallimenti, di momenti di sconforto e di speranza, di un bisogno profondo di comprensione e di rispetto.
Ma troppo spesso, chi si muove in questo modo si trova a dover affrontare sguardi giudicanti, commenti sussurrati, pregiudizi che si insinuano come veleno nelle menti e nei cuori.
Eppure, dietro ogni passo c’è una richiesta di empatia, di ascolto e di un approccio che riconosca la complessità della malattia. È una persona che prova vergogna. Spesso la persona con obesità prova un profondo senso di solitudine, avvolta da un silenzio grave e opprimente. I pensieri intimi sono un turbinio di dubbi e di auto-critiche: “Sono diverso, sbagliato, fuori posto”. Ogni volta che entra in un ambiente pubblico, percepisce il giudizio degli altri: il modo in cui lo osservano, le espressioni di disapprovazione, il sorriso forzato che nasconde un’idea di fallimento. La vergogna si insinua dentro, rendendo difficile essere sé stessi. È la sensazione di essere costantemente sotto una luce troppo forte, troppo impietosa, che mette in evidenza ogni imperfezione, ogni errore.
Questa vergogna diventa una barriera, un muro che si erge tra lui e il mondo, tra l’individuo e la possibilità di sentirsi libero di vivere senza paura del parere altrui. Superarla richiede coraggio, ma spesso si vive come un’impresa troppo grande, un cammino irto di ostacoli, dove il timore di essere ancora più giudicati e respinti sembra più forte di ogni desiderio di libertà.
Non si tratta solo di cambiare il corpo, ma di prendersi cura di una persona nella sua interezza, di ascoltare le sue storie, di comprendere le sue difficoltà e di accompagnarla con rispetto e sensibilità. È un percorso che richiede pazienza, che richiede un’attenzione autentica, che riconosca che ognuno meriti di essere visto e trattato con dignità, indipendentemente dal suo aspetto. Perché, alla fine, ciò di cui abbiamo bisogno tutti, in questa vita, è di essere accettati per quello che siamo, con le nostre fragilità e le nostre forze. Le persone con obesità non sono solo corpi da giudicare o etichettare, ma esseri umani complessi, pieni di desideri, di sogni e di bisogni. E il loro movimento nel mondo, tra sguardi sbagliati e giudizi affrettati, è anche un gesto di resistenza, di coraggio e di speranza.
È un invito a guardare oltre le apparenze, a riconoscere la ricchezza di ogni storia e a costruire un mondo più giusto, più compassionevole e più umano.

